• “L’ingegno e le opere. Esperienze di produzione  nel Milanese” (Milano, 2005)






    Nelle prime settimane del 2005 il vicepresidente della Provincia di Milano, Alberto Mattioli, affida a Vincenzo Sala e al fotografo Paolo Liaci l’incarico di realizzare un volume-reportage sulle attività produttive storiche del territorio Milanese. Il progetto cade in un periodo di grande trasformazione degli assetti produttivi e della fisionomia socio-economica della provincia più importante d’Italia. Dal mese di marzo fino al luglio 2005 Sala e Liaci sono impegnati in un lungo tour di migliaia di chilometri che li porta a toccare e raccontare siti produttivi di ogni dimensione e tipologia, dalle piccole botteghe artigiane fino alle multinazionali, ubicati in tutte le sottozone della provincia. Cercando di evitare il “rischio catalogo”, i due autori redigono questo reportage, pubblicato dalla casa editrice Jaca Book, che rimane probabilmente la prima opera di tale genere dedicata all’intero territorio sottoposto alla giurisdizione milanese. Il volume è arricchito dal saggio introduttivo di un sociologo autorevole come Aldo Bonomi, studioso del neo-capitalismo “molecolare” e teorizzatore della Lombardia pedemontana Varese-Milano Nord Est-Bergamo Ovest come “città infinita”.

    La cerimonia di presentazione si tiene a Palazzo Giureconsulti di Milano la mattina del 23 marzo 2006, ad opera del vicepresidente della Provincia Alberto Mattioli, del professor Philippe Daverio (1949-2020), studioso di arte e cultura di fama europea, e del segretario della Camera di Commercio di Milano Massimo Sordi, davanti alla stampa regionale e nazionale e a un folto drappello del mondo imprenditoriale milanese. Daverio conclude il suo intervento, che vira inevitabilmente sul difficile rapporto tra le storiche eccellenze dell’imprenditoria milanese, la globalizzazione e lo scatto della Tigre asiatica, con uno dei suoi graffianti paradossi: “Dobbiamo allenare e rivalutare le nostre capacità tecniche, storiche e creative per essere pronti a trovare nel grande scontro con la Cina non dei concorrenti, ma dei clienti. Insomma, siamo noi che dobbiamo esportare i nostri prodotti in Cina: convertiamo i cinesi al gorgonzola”. Giorgio Guaiti su “Il Giorno” (24.3.2006) sottolineerà poi che il libro restituisce bene “Decine di vicende, di esperienze e di racconti con il denominatore comune della passione, dell’ingegno e dell’impegno”. Elementi che certamente accomunano il liutaio Maurizio Foti di Vignate, il restauratore di Lambrette Vittorio Tessera di Rodano, i sarti Magistroni di Corbettae il raffinato ebanista Pierluigi Ghianda di BovisioMasciago a giganti come la Campari, la Citterio, la Bindi, la Perfetti, la Novelis Italia o come il “Ferrari della bicicletta” Ernesto Colnago.