“Nella pietra e nel ghiaccio” (Missaglia, 2019)


Tra la tarda estate del 2018 e l'autunno del 2019 Vincenzo Sala e Mario Donadoni sono impegnati in una lunga campagna di ricerche archivistiche, bibliografiche, iconografiche e sopralluoghi sul campo nella media e alta montagna bresciana, per dare vita su incarico di Enel Green Power alla monografia storica ufficiale sugli importanti impianti di generazione del distretto idroelettrico della Val Camonica, uno dei più cospicui e produttivi delle Alpi Centrali e della Lombardia.

Dalla minuscola e pionieristica centrale elettrica del Pilo di Breno (1889), alle ben più grandi e già tecnologiche centrali Arno di Isola di Cevo e Poglia di Noviolo di Cedegolo (1910 e anni seguenti), passando per tutti gli spettacolari cantieri d'alta montagna che per decenni disseminavano di dighe, traverse, canali, bacini, condotte forzate le belle pendici dell'Adamello, il libro affronta sulla scorta di un'ampia documentazione l'affascinante avventura idroelettrica della Valle dell'Oglio e delle convalli del Poglia/Remulo, dell'Avio, del Lanico, del Palobbia e del Dezzo, culminata negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso con la costruzione delle poderose centrali in caverna di Edolo e San Fiorano di Sellero, due delle maggiori fortezze idroelettriche delle Alpi. Una storia scritta per oltre un secolo “nella pietra e nel ghiaccio” (come recita appunto il titolo del volume), di cui si sono resi protagonisti ingegneri idraulici di fama mondiale come il romagnolo Claudio Marcello (1901-1969), architetti celebri come il milanese Giò Ponti (1891-1979), ma anche diversi tecnici e artefici di valore meno rinomati, e anche gli oscuri lavoratori che hanno animato i complessi e grandiosi cantieri aperti tra le rocce e i ghiacci retici dalla GEA, dalla GEC, dalla Edison e naturalmente da Enel. Senza tralasciare l'immane tragedia che ai primi di dicembre del 1923 spazzò via l'ardita e fragile diga di Pian del Gleno, causando centinaia di vittime e mettendo in ginocchio per anni la bella Val di Scalve. Opere della tecnica impastate con acqua, cemento e pietra locale e monumenti idroelettrici che hanno mutato per sempre il paesaggio della montagna camuna, eventi e protagonisti di cui il libro ritesse le vicende storiche e le relazioni unendole con il filo della narrazione. Il racconto testuale di Sala e il racconto fotografico di Donadoni sono preceduti da una ricca introduzione del professor Mimmo Franzinelli (1954), uno dei maggiori storici italiani del fascismo e della crisi novecentesca, grande conoscitore dei luoghi e del tema idroelettrico in quanto oriundo di Cedegolo, da sempre il “capoluogo” idroelettrico della bella valle alpina che si allunga per decine di chilometri tra la testata del Lago d'Iseo e il Trentino.